Agosto 2012, ci rimettiamo in cammino, questa volta sulle orme di Leslie Stephen, di Erwin Merlet, di Sebastiano Zagonel, dei fratelli Langes, tra dolomie e ghiaioni, di rifugio in rifugio, passo dopo passo.
La nostra meta è di prim’ordine, il tour delle Pale di San Martino, splendidi giganti di dolomia che svettano su un altopiano che pare essere sconfinato, un mare di calcare bianco, o meglio un deserto bianco, così povero di vegetazione e scarso d’acqua da ispirare Dino Buzzati per la stesura de “Il deserto dei tartari”.
Il nostro trekking parte dai 2581 Mt del Rifugio Rosetta, raggiunto per motivi di tempo con gli impianti a fune che lo collegano a San Martino di Castrozza. Dal piccolo terrazzo della funivia si gode di un panorama strepitoso, che ci lascia subito senza fiato, un po’ come la folla multicolore di turisti, più o meno improvvisati, che fanno la spola tra la l’arrivo della cabinovia ed il vicino rifugio; pare di essere su una spiaggia dell’Adriatico! Superato l’attimo di disorientamento ci incamminiamo subito, alla ricerca di silenzio e paesaggi incontaminati, della montagna vera.
Seguendo il sentiero 709, che conduce verso la Val Canali, attraversiamo l’altopiano mantenendoci sul suo margine settentrionale, toccando dapprima il Passo Pradidali Basso, posto a quota 2658 Mt e lasciandoci poi sulla sinistra, dopo pochi minuti di cammino, il piccolo Ghiacciaio della Fradusta.
I molti ometti di pietra ed i più rari bolli di vernice rossa ci conducono, ora in discesa, verso un vero e proprio anfiteatro di guglie e torri altissime dal quale scorgiamo, in lontananza e tra un continuo formarsi e dissolversi di nebbie, la sagoma del Rifugio Pradidali ( 2278Mt), nostro primo posto tappa.
Lo sguardo di tutti noi è però più attratto dalle pareti e dalle vette circostanti, dalle cime Immink, Wilma e Ball, dalla cima Canali la cui parete è solcata dalla leggendaria fessura Bull; ma è tardi, è quasi ora di cena, e dobbiamo affrettarci.
Il poter pernottare al Pradidali è un’esperienza affascinante per un amante della montagna, qui si respira l’atmosfera di un alpinismo d’altri tempi; dopo la cena, tra i tavoli, sfogliare le relazioni delle ascensioni della zona è l’attività principale dei molti scalatori presenti e noi escursionisti siamo i soli ad uscire all’aperto per scattare qualche foto. La mattina, facendo colazione, seguiamo con gli occhi, dalle grandi finestre verso la Cima Canali, le cordate in avvicinamento alla parete o quelle già in azione sui primi tiri, mentre fuori sulla terrazza il tintinnare di chiodi e materiali ci fa capire che qualcuno sta ancora facendo il sacco.
Anche noi prepariamo lo zaino e gli imbraghi, e poco dopo ci addentriamo tra la Torre Pradidali e la Cima di Ball per salire la Ferrata del Porton, che conduce in meno di due ore alla omonima forcella, a quota 2480 metri; giusto il tempo di una sosta in compagnia di qualche gracchio curioso e riprendiamo il cammino avvicinandoci alle pareti del Sass Maor ed alla Cima della Madonna, ai piedi delle quali si sviluppa, prima in piano, poi in ripida discesa, la Ferrata del Velo.
Gli ultimi metri di questo sentiero attrezzato ci consentono di vedere da vicino le cordate in azione sulla leggendaria Via dello Spigolo, salita da Merlet e Langes nel lontano 1920, e di godere di un magnifico panorama sulla sottostante San Martino.
Arriviamo presto al Rifugio del Velo (Mt 2358), in tempo per pranzare, per fare il bucato, rilassarci al sole e raccogliere qualche informazione preziosa per la tappa dell’indomani. Il rifugio sorge su un terrazzo proteso verso la valle, in posizione dominante, come un nido d’aquila, ma a sua volta sovrastato dalle sagome del Sass Maor e dalla Cima della Madonna, dalla quale le cordate scendono alla spicciolata sino all’ora di cena.
Il giorno seguente ripercorriamo in senso contrario la Ferrata del Velo sino alla Forcella del Porton, e da qui, seguendo dapprima un ripido e facile sentiero e poi superando alcuni passaggi attrezzati, raggiungiamo in circa due ore la Forcella Stephen (2705 Mt) e la vicina Cima Val di Roda (2791 Mt). Dalla croce di vetta possiamo finalmente ammirare tutte le vette del gruppo, tra cui La Pala di San Martino (2908 Mt) e l’omonimo bivacco posto sulla cima, che di fronte alla maestosità della parete appare come una minuscola scatoletta di latta rossa.
Finalmente rifocillati e con qualche foto ricordo da portare a casa, ci abbassiamo rapidamente di quota percorrendo in discesa il sentiero attrezzato Nico Gusella, che supera grandi placche e salti di roccia friabile in direzione del Passo di Ball (2443 Mt), crocevia che intercetta l’Alta Via n.2 delle Dolomiti, che percorreremo poi. Su questo agevole sentiero proseguiamo in direzione del Rifugio Rosetta, che raggiungiamo dopo circa sette ore totali di cammino sotto il sole cocente e con poca acqua nelle borracce, ma è l’ultima tappa e siamo contenti di aver completato il tour come da programma.
Dopo una meritata doccia e un’ottima cena usciamo per ammirare il nostro ultimo tramonto sull’altopiano, un’immagine che resterà per sempre nella nostra memoria; un cielo infuocato e qualche nuvola dalle forme bizzarre a fare da sfondo allo ski-line delle Pale di San Martino.

Partecipanti: Agnese, Gigi, Beppe e Simone