Introduzione di Enrico Rosso

Nel 1990 stavo per concludere un periodo di cinque anni nel quale mi ero dedicato all’alpinismo a tempo pieno. Avevo vissuto intensamente e raccolto tante esperienze che giudico ancora oggi come le più importanti ed entusiasmanti della mia vita, ma era venuta a mancarmi la condivisione con gli amici di una semplice passione. Sentivo il bisogno di ritrovare nella montagna quel “posto giusto” che mi aveva coinvolto, affascinato e insegnato come una saggio amico. Così pensai di tornare indietro, almeno per un po’ di tempo, di ritrovare gli amici, la tranquillità, la spensieratezza e l’ironia dei primi anni, ma intorno ad un progetto che coinvolgesse. Sognavo un bel lavoro di squadra in montagna. In quel periodo avevo letto più volte di progetti per avvicinare ragazzi usciti da esperienze di vita particolarmente difficili alla montagna. Pensai ad un progetto analogo a Biella. Iniziai a parlarne agli amici dei tempi del primo corso d’alpinismo: Pier Mario Miglietti, Paolo Bernascone, Remo Bertolone, Roberto Rosso, Moreno Rossetto e tutti aderirono.

Pensammo a un gruppo senza competizioni e dove il successo sarebbe stato quello di raggiungere l’obbiettivo tutti assieme; un gruppo dove lavorare seriamente ma non prendersi troppo sul serio e dove tutti, indipendentemente dalle capacità alpinistiche, avessero lo stesso peso. Ci si sarebbe tarati in basso, sulle capacità dei meno dotati. Saputo del progetto, per cercare un primo istituto con il quale collaborare, l’amico Nicola Daniele ci indirizzò verso la comunità della Madonna dei Giovani di Chiavazza. Per il titolo del progetto, portai al primo tavolo di riunione qualche proposta che potesse comunicarne lo spirito, ma doveva essere chiara la visione della montagna come di un luogo dove conoscere, dove crescere. Si scelse semplicemente “Montagna Amica” .

In quel primo periodo si unirono a noi Andrea Servo, Marco Pozzo e Maria Radice. Con Andrea ci conoscemmo durante un’ascensione nel Gruppo del Bianco, per Marco e Maria: il primo lo incontrai, dopo molti anni dal corso d’alpinismo, al Mucrone e la seconda la incrociai per caso per la città, tutti si arruolarono con entusiasmo. In ultimo Nana e Laura: gli avevo dato appuntamento una sera a casa mia: dovevo parlargli dell’India (stavano per partire), ma me n’ero completamente dimenticato e stavo per andare al primo incontro alla Comunità della Madonna dei Giovani. Li incrociai sul parcheggio e, dopo un attimo di imbarazzo, gli dissi di seguirmi alla Madonna dei Giovani e così …reclutammo anche loro!
Si pensò subito alla struttura di un classico corso di alpinismo di base; i primi allievi a iscriversi soprattutto i ragazzi della comunità che accettarono di aderire. Successivamente demmo la possibilità di iscrizione anche ad esterni. Le lezioni e le riunioni si tennero tutte presso la comunità. Non eravamo ancora un’associazione ma cercavamo già di darci una struttura e un immagine.
Il primo logo fu disegnato una sera a casa di Doriano. . .  , uno dei nostri primi allievi. Riportava la scritta “Montagna Amica” e l’immagine di una montagna piramidale con neve sulla cima, alberi e prati ai fianchi. Restò in uso fino alla fine degli anni ’90 per essere poi sostituito dal logo attuale estrapolato da una tanka buddista del Ladak e rielaborato nel 1995 da Cinzia Salomon: vi si rappresenta il fiore di loto che elevandosi sopra il fango, nella simbologia buddista, intende la conoscenza.

Nel 1992, Pier Mario Miglietti mise a disposizione una prima sede, era una sala nel retro dell’allora “Bar Americano” a Chiavazza. Quel secondo anno di attività considerammo maturi i tempi per fondarci come Associazione con atto notarile. La redazione dello statuto e l’atto furono fatti nell’autunno del 1992. La presentazione ufficiale fu fatta a Biella, a Palazzo Ferrero. Quella stessa sera si commemorava anche Paolo Bernascone, scomparso nell’estate di quell’anno al Gasherbrum I, nel Karakorum pakistano. Durante la presentazione annunciammo la dedica del nostro corso di alpinismo a Paolo e la deposizione di una targa e di un albero al Pian Colombaro, sulla “Muanda del Mucrone”. Il Mucrone ci aveva visti da ragazzi muovere i primi passi in montagna ed era da sempre per noi, per dirla con Alberto De Agostini, il “luogo dell’anima”.

Negli anni successivi collaborammo con altre strutture: Il Punto di Bioglio, Il CISSABO di Cossato. Le attività si diversificarono: sci alpino, sci nordico, trekking e in ultimo sci alpinismo. Molti ragazzi hanno frequentato i corsi, alcuni si sono fermati e, negli anni, si è formato un gruppo cementato non solo da una comune passione e dalla condivisione di un progetto, ma anche e soprattutto da un sentimento di affetto di chi ha vissuto assieme tante esperienze.

Questo è, per sommi capi, il racconto della nostra nascita e dei primi passi.
Il resto del racconto. . .  al nuovo che avanza.